Appello shock dei veterinari: amanti dei cani, smettete subito di comprare questa razza che soffre terribilmente

Un allarme che non si può ignorare

Adorato per il muso tenero e la statura compatta, il bouledogue francese è diventato un’icona globale. Ma dietro la popolarità si cela una realtà più cupa: molte di queste vite sono segnate da sofferenze croniche legate alla loro morfologia.

Veterinari di primo piano invitano gli appassionati a riconsiderare le proprie scelte. La selezione genetica intensiva ha esacerbato tratti estremi che compromettono il benessere quotidiano di questi cani.

La popolarità che costa cara

In meno di due decenni, la razza è balzata dal fondo delle classifiche ai primi posti. Un trionfo mediatico che ha alimentato una domanda esplosiva e una produzione spesso poco attenta alla salute.

I bouledogue francesi sono cani brachicefali: muso corto, cranio allargato, narici strette. Questa conformazione li rende vulnerabili a disturbi respiratori e a una scarsa tolleranza al caldo.

La popolarità dei cani brachicefali

Un profilo sanitario preoccupante

La sindrome brachicefalica (BOAS) limita il passaggio dell’aria, provoca russamento, affanno e persino svenimenti. Anche una passeggiata breve può diventare estenuante, con episodi di vomito e ansia respiratoria.

  • Difficoltà respiratorie e collasso dopo sforzi minimi.
  • Intolleranza termica e rischio di colpo di calore.
  • Dermatiti nelle pieghe cutanee e infezioni ricorrenti.
  • “Cherry eye” e altre patologie oculari dolorose.
  • Stenosi delle narici e palato molle allungato.
  • Problemi dentali dovuti all’affollamento dei denti.
  • Parti complessi e frequente ricorso al cesareo.
  • Patologie vertebrali associate alla coda a vite.

Studi recenti confermano un aumento delle malattie cutanee e oculari, con incidenze nettamente superiori alla media di altre razze. La qualità della vita ne risulta seriamente compromessa.

“Questi cani sono diventati popolari in un attimo, ma non sono in buona salute. Questa tendenza è un problema enorme.” — Dan O’Neil, Royal Veterinary College

Incroci e tendenze che peggiorano il quadro

Per soddisfare il mercato, alcuni allevamenti puntano su incroci estremi e tratti “rari”. In Scozia, un esperimento con bouledogue francesi, carlini e Chinese Crested ha prodotto cuccioli senza pelo.

L’assenza di mantello aumenta la vulnerabilità a infezioni e problemi cutanei. La British Veterinary Association ha criticato duramente queste pratiche, giudicandole contrarie al benessere animale.

Pratiche di allevamento controverse

Responsabilità condivisa

La domanda di cani dal muso piatto alimenta una spirale che normalizza la sofferenza. Ridurre la pressione sul mercato è essenziale per favorire standard etici e ristabilire priorità sanitarie.

L’attenzione non dovrebbe concentrarsi sull’estetica, ma su funzionalità, respiro libero e longevità. Una selezione responsabile può invertire la rotta, ma serve tempo e coerenza.

Come scegliere con coscienza

La trasparenza è fondamentale: documenti sanitari, test genetici e controlli respiratori devono diventare la norma. Valutare genitori con narici più aperte e muso meno estremo riduce i rischi.

Un cane in salute non deve ansimare a riposo né mostrare segni di fatica lieve. E un allevatore serio rifiuta la moda dei tratti “rari” che sacrificano il benessere.

Verso un cambio di mentalità

La salute non è un optional. Sostenere allevamenti etici, consultare veterinari informati e promuovere standard meno estremi significa proteggere migliaia di animali da una vita di disagio.

Amare davvero una razza significa accettare che certi canoni estetici vadano ripensati. Solo così il bouledogue francese potrà tornare a essere, oltre che adorabile, anche un compagno sereno e resiliente.

Terzo Matni

Terzo Matni

Mi chiamo Terzo, fondatore di Hai sentito che musica e appassionato di cultura in tutte le sue forme. Da sempre esploro con curiosità suoni, immagini e storie che fanno vibrare l’Italia contemporanea. Nei miei articoli racconto ciò che mi emoziona, mi sorprende e alimenta la mia voglia di condividere la scena culturale italiana.

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