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Pierfrancesco Favino e il film Padrenostro

Tempo di Lettura: 3 minuti Pierfrancesco Favino è protagonista del film Padrenostro, opera che mette a nudo l’animo umano davanti alle paure della vita. La recensione.

Pierfrancesco Favino - Padrenostro. Credit by: www.iodonna.it

Padrenostro è l’ultimo film con protagonista Pierfrancesco Favino vincitore della Coppa Volpi a Venezia grazie alla sua interpretazione in uscita il 24 settembre in tutte le sale.

Questo sarebbe un modo molto sbrigativo per raccontare un film che è molto di più.

Film come Padrenostro sono difficili da scrivere perché affondano in corde dell’anima
umana così profonde che è impossibile raccontarle. Visto in anteprima il 21 settembre, usciti dalla sala della proiezione è difficile scambiarsi un’opinione.

Alla domanda di cosa parla il film la risposta più giusta sarebbe “è un film che parla di amore”. Perché l’amore ha varie forme e sguscia sotto la pelle come un fluido caldo che si insinua e prende vita.

Il film si basa su sguardi ancor prima che sulle parole. Ambientato negli anni ’70, riprende quelle famiglie con i pater-familias a capo della comunità. Uomini imperturbabili, senza paure e senza ombre. Ma anche molto fragili. Così gli sguardi, il non detto e i gesti dei protagonisti si intrecciano in una trama fitta e diventano protagonisti della narrazione

Sono vari gli aspetti da analizzare. L’amicizia risulta essere fondamentale per lo sviluppo di tutti i personaggi ma ancora di più i legami nel senso più generico del termine. Sono i legami che si generano tra i soggetti in scena a creare un filo rosso che in modo imprescindibile lega ognuno al proprio vicino, anche quando dovrebbe essere la persona più lontana dalla propria vita.

Perché forse due bambini sono solo due bambini, a prescindere dai loro padri e i dolori che si portano dentro sono alla fine simili forse persino uguali. Le ferite che provoca un periodo violento come quello delle dell’Italia del Terrorismo delle Brigate Rosse accomunano vittime e carnefici in un’unica grande piaga difficile da superare.

La gestualità così sapientemente studiata avvicina tutti noi alle vite dei protagonisti dai quali è impossibile staccarsi per tutta la durata del film. Le loro paure diventano le nostre paure, i loro dolori diventano i nostri dolori, le loro ansie diventano le nostre. Si rompe completamente la quarta parete e ognuno si ritrova a giocare un piccolo ruolo in un film che non risparmia le emozioni.

L’ilarità e l’angoscia dei due ragazzi protagonisti viene accentuata da una modalità di ripresa che sottolinea senza mai sopraffare quelle che sono le sensazioni che si vivono. I primi piani su Pierfrancesco Favino creano ancor più drammaticità senza mai superare la soglia del grottesco. Un’opera sapientemente riuscita in un viaggio che accompagna lo spettatore fino ad un ribaltamento dei ruoli, quando il padre diventa bambino poiché accomunato dalla sua stessa paura.

A quel punto è il figlio così fragile a diventare il bastone di un padre sconvolta dall’idea di poterlo perdere. E l’equilibrio si ristabilisce. Perché avere paura non è mai un peccato. Il peccato è reprimerla.

I due giovani protagonisti sono magici e riescono a trasmettere ogni sentimento provato allo spettatore.

Ultima nota per Pierfrancesco Favino, assolutamente spettacolare in un’interpretazione da pelle d’oca dalla prima inquadratura all’ultima. Non sbaglia un colpo.

Pierfrancesco Favino - Padrenostro. Credit by: s.yimg.com

Pierfrancesco Favino – Padrenostro. Credit by: s.yimg.com

Un film sapientemente dosato, mai banale, che gioca sulla calibrazione di sentimenti e momenti di cronaca che sconvolsero la vita degli Italiani in quegli anni.

Consigliato da vedere a tutti, dai più grandi per non dimenticare ai più piccoli per imparare.

VOTO: 9,5

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Ultima modifica: 22 Settembre 2020
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