Written by 17:40 Festival del cinema di Roma

Fahrenheit 11/9: quando la speranza significa aprire gli occhi e diventare registi delle nostre nazioni.

In occasione della 13esima Festa del Cinema di Roma, abbiamo assistito alla proiezioni di Fahrenheit 11/9 nella Sala Sinopoli del’Auditorium Parco della musica. Dire che eravamo emozionate non rende l’idea della carica emotiva che scorreva nelle nostre vene alle 19:30 di sabato 20 ottobre. Avevamo già conosciuto Michael Moore nel pomeriggio durante l’evento Incontri d’autore tenutosi nella stessa sala, dove si era parlato un po’ di tutta la genesi del film. Si abbassano lentamente le luci dopo l’arrivo in Sinopoli del regista e tutto diventa pronto per la proiezione del film. Dopo 5 minuti dall’inizio del film, l’emozione svanisce lasciando spazio ad una domanda che Moore stesso si pone dopo i primi minuti del film: COME CAZZO E’ POSSIBILE CHE SIA SUCCESSO QUESTO? Scusate la parola poco consona ad un blog come il nostro, ma niente poteva rappresentare le immagini sullo schermo in modo migliore di questa espressione. Il regista si fa questa domanda per chiedersi come sia possibile che Donald Trump sia diventato Presidente degli Stati Uniti d’America, noi invece l’abbiamo avuta in mente per tutto il film/documentario.

La denuncia che Michael Moore propone è di tipo trasversale: dagli abusi di potere avvenuti nel Mitchigan da parte del governator Rick Snyder ai danni della popolazione,(con un forte focus sulle vicissitudini della città di Flint da brividi), all’assitenza sanitaria non garantita, ai salari irrisori di insegnanti, autisti e lavoratori nelle mense delle scuole pubbliche per finire con la detenzione di armi da parte di civili che ha portato a vicende come le sparatorie nelle scuole della Florida dove sono morti ragazzi adolscenti e insegnanti in un atto che non dovrebbe mai accadere in una società definita “civile”.

Difficile definire una trama, poichè significherebbe ripercorrere gli ultimi 10 anni di storia Americana che hanno fatto sì che un uomo come Donald Trump potesse diventare presidente degli Stati Uniti d’America. Difficile definire una colpa: tutti ne hanno. Nell’ultima mezz’ora di film Trump è costantemente paragontao a Hitler in maniera, se si vuole, simbolica: Trump non ucciderà nessuno con le camere a gas o creando campi di concentramento, ma sta innescando nella mente delle persone la paura del “diverso”. Make American Great Again è lo slogan massimo della sua liturgia che punta a far credere al popolo americano di essere l’unico ad avere una tale conoscenza della situazione, da avere gli strumenti per risolverla.

Se vogliamo però, Trump è solo una punta di un iceberg marcio dall’interno e fino alle sue fondamenta. Nessuno passa inosservato all’occhio critico, attento e scrutatore di Moore: Hillary Clinton, Obama, Bill Clinton e tutti coloro che hanno avallato politiche senza ideali, senza idee, lontane dal credo politico delle persone e atte solo ad imbrogliare gli elettori. Quando un partito politico non ha più idee e ha paura di rivendicarsi per quello che è, prende le somiglianze dei propri avversari.

Durante la visione di Hunger Games mi sono sempre chiesta il motivo dei giochi, non sarebbe stato più semplice uccidere i tributi? Lo stesso presidente Snow ha chiarito il mio dubbio: per la speranza. Peccato che il presidente Snow ha sempre visto nella speranza un modo per far odiare tutti i distretti tra loro poiché ognuno voleva che il proprio tributo tornasse a casa sano. Questo perché nessuno ha mai creduto in una speranza maggiore, una SPERANZA MAGNA. E poi arriva Katnees Everdeen. Questo perché la speranza si insinua sempre e riesce a trovare la strada giusta.

Siamo noi che dobbiamo iniziare a pensare che siamo migliori di ogni sistema politico che ad oggi governa i vari stati. Dobbiamo iniziare a pensare che siamo noi a dover scegliere cosa è giusto e non lasciarci influenzare da chiacchiere da talk show. A questo serve il giornalismo di inchiesta, a questo servono film come quello di Michael Moore. A questo serve il nostro punto di vista critico rispetto ad una realtà che è davanti ai nostri occhi e che non vogliamo vedere. Siamo spettatori delle nostre vite, dobbiamo iniziare a diventare registi. Diventare nuovamente grandi ma non nel senso inteso da Trump e da politichelli presenti anche nel nostro paese, ma nel senso stretto del termine: Tornare ad essere le nazioni illuminate che eravamo e che sembrano non esserci più. Il buio finisce sempre, siamo solo noi che dobbiamo decidere quando.

Grazie a Michael Moore per essere stato la luce della speranza. Make our Nation Great as never happen before. Together. Without fear. 

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Tag: , , , , , , , , , , , , , , , Ultima modifica: 10 Luglio 2019
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