Dieci anni dopo, la più giovane vincitrice di EuroMillions rivela il motivo scioccante per cui si pente amaramente di aver vinto 1,6 milioni di euro

Nel 2013 una diciassettenne di Edimburgo cambiò la propria vita con un biglietto. Jane Park vinse un milione di sterline, circa 1,6 milioni di euro, diventando la più giovane vincitrice dell’Euromillions nel Regno Unito. A distanza di dieci anni, però, il bilancio è fatto di rimpianti, paure e lezioni dure.

La sua è la storia di un sogno che si è trasformato in fardello. L’illusione di una libertà senza limiti ha lasciato spazio alla consapevolezza che la ricchezza improvvisa non è un salvagente emotivo. Per Jane, il denaro ha aperto porte, ma ha scoperchiato anche fragilità.

Un sogno che pesa

All’inizio sembrava tutto possibile: casa nuova, viaggi, acquisti da favola. Ma il vortice della visibilità è arrivato prima della maturità per gestirla. Park ha raccontato in tv, nel programma del Dr. Phil, di aver presto capito che la vittoria non guariva nulla.

“Vorrei non aver mai vinto alla lotteria. Non lo auguro a nessuno”, ha ammesso con voce ferma. Una frase che condensa la distanza tra il mito dell’improvviso benessere e la realtà.

Tra molestie e pressione mediatica

Il trionfo ha attirato una attenzione mediatica travolgente. La giovane è diventata un volto conosciuto, bersaglio di commenti, giudizi e curiosità morbosa. Nel pacchetto sono arrivati stalking, minacce e invasioni della privacy.

“Credi che i soldi risolvano i problemi. In verità ne creano altri”, ha spiegato. Non è un caso isolato: secondo la National Endowment for Financial Education, quasi il 70% dei grandi vincitori affronta difficoltà finanziarie o emotive negli anni successivi.

Nel tentativo di indirizzare la notorietà, Jane ha scelto i social. L’eco digitale, però, ha amplificato critiche e aspettative, alimentando una pressione costante.

Corpo, immagine, identità: il costo nascosto

Tra le spese che più rimpiange, Jane cita la chirurgia estetica. Ha investito oltre 56.000 euro in interventi per migliorare l’aspetto, inseguendo un ideale fragile. Una procedura le ha provocato una reazione allergica all’anestesia.

“Ho pensato di morire”, ricorda. Il denaro, anziché offrire sicurezza, ha incoraggiato scelte impulsive, soprattutto in un’età in cui i confini tra desiderio e bisogno sono sottili.

A posteriori, ammette che molti investimenti erano guidati da insicurezza e dalla pressione sociale del “dover essere” perfetti. Un copione comune quando la ricchezza arriva prima dell’equilibrio personale.

Cosa avrebbe voluto sapere allora

Se potesse tornare indietro, Jane costruirebbe prima una rete di tutela e supporto. Ecco alcune lezioni che condivide, utili a chi dovesse trovarsi alla stessa svolta:

  • Proteggere con fermezza la privacy, limitando le informazioni pubbliche.
  • Affidarsi subito a un team di consulenti finanziari, legali e psicologici.
  • Prendere tempo: nessuna grande spesa nei primi 12 mesi.
  • Pianificare un budget con obiettivi realistici e un fondo emergenze.
  • Curare la salute mentale con terapia e routine stabili.
  • Valutare la filantropia come antidoto al narcisismo e come progetto di senso.
  • Investire nella formazione personale, non solo in beni materiali.
  • Mettere in priorità sicurezza e protezione personale.

Queste scelte non cancellano la complessità di una vincita, ma riducono il rischio di scivolare in eccessi o abbagli costosi.

La maledizione del denaro facile?

Il mito che i soldi comprino la felicità resiste, ma la vita di Jane lo ridimensiona. La ricchezza ha reso più rumorosi i problemi di base: solitudine, insicurezza, aspettative altrui. Senza una struttura, il denaro amplifica, non cura.

La “maledizione” non è soprannaturale: nasce dall’assenza di confini, dall’ego ipernutrito e dall’assalto di opportunisti. Per chi vince, ogni “no” diventa una battaglia.

Dieci anni dopo: una voce che avverte

Oggi Jane Park continua a parlare, non per vittimismo, ma per prevenzione. Condivide errori e paure perché altri possano farne tesoro. Il suo racconto sposta il fuoco dal numero sul conto all’impatto sulla psiche e sulle relazioni.

Il messaggio è chiaro: la vera ricchezza è saper dire “basta”, scegliere la lentezza e circondarsi di chi non guarda al portafoglio. I 1,6 milioni possono svanire; le scelte consapevoli, se coltivate, restano.

“Non è il denaro a definirti. È ciò che decidi di farne — e chi scegli di essere quando tutti ti guardano.” Una verità semplice, eppure la più difficile da imparare quando la fortuna bussa alla porta.

Terzo Matni

Terzo Matni

Mi chiamo Terzo, fondatore di Hai sentito che musica e appassionato di cultura in tutte le sue forme. Da sempre esploro con curiosità suoni, immagini e storie che fanno vibrare l’Italia contemporanea. Nei miei articoli racconto ciò che mi emoziona, mi sorprende e alimenta la mia voglia di condividere la scena culturale italiana.

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