In questo villaggio unico al mondo, tutti gli abitanti vivono nelle tiny house

Nel cuore di Grand-Champ, nel Morbihan, un ex campeggio comunale è diventato un villaggio dove tutti vivono in tiny houses. Un esperimento concreto contro la crisi abitativa.

Qui, su 8.000 m² di terreno, sono state installate 21 minimaisons pensate per un vivere più semplice, più sobrio e più comunitario. Un modello che, passo dopo passo, conquista curiosi e scettici.

Un’alternativa di fronte ai prezzi in crescita

Negli ultimi anni, i prezzi immobiliari in zona sono aumentati di oltre il 30%, rendendo difficile l’accesso a un alloggio stabile. La risposta è arrivata nel 2022 con un progetto municipale deciso e pragmatico.

Le tiny houses, spesso su ruote, privilegiano spazi funzionali e ottimizzati, riducendo i costi senza rinunciare a comfort e qualità. Non è solo una tendenza: è una strategia contro l’esclusione abitativa.

Regole e costi: un equilibrio sostenibile

Gli abitanti sono proprietari della tiny house, ma affittano la piazzola a un canone moderato. È il cuore del modello: costi fissi più bassi, spese di gestione ridotte, e la libertà di un piccolo spazio ben progettato.

L’accesso non è libero a tutti. Possono insediarsi solo persone attive che lavorano in un raggio di 100 chilometri. L’obiettivo è evitare seconde case e garantire un villaggio vivo tutto l’anno.

Les habitants vivent dans des tiny houses

Comunità, vicinato e supporto reciproco

La scelta di ridurre lo spazio privato ha un effetto collaterale positivo: aumenta lo spazio sociale. Le persone si incontrano, si parlano, si aiutano nelle piccole faccende.

Come racconta Laura, trentenne arrivata qui dopo mesi in van: «C’è un lato rassicurante in questa vicinanza: se hai bisogno di qualcosa, basta chiedere. Ti fa ritrovare fiducia nell’umanità.»

La sua tiny house è costata 46.000 euro, con un affitto del terreno di circa 150 euro e 30 euro di spese mensili. Una cifra lontana dai canoni tradizionali.

Abitare in pochi metri quadrati

Ridurre la superficie non significa rinunciare a qualità o bellezza. Significa, piuttosto, rimettere al centro ciò che conta davvero.

  • Funzionalità degli spazi: ogni mobile ha più usi, ogni angolo è valorizzato.
  • Efficienza energetica: minori consumi, minori emissioni, maggiore comfort.
  • Spese contenute: bollette leggere e manutenzione semplificata.
  • Vita minimal: meno oggetti, più tempo, più libertà di movimento.
  • Scelte ecologiche: diffusione di pratiche come il riuso e il quasi zero rifiuti.

Nel villaggio, circa la metà dei residenti usa toilette a secco. È una decisione personale, ma anche un segnale: molte piccole abitudini, insieme, fanno la differenza.

Economia locale e legami quotidiani

La regola del lavoro entro 100 km rafforza il rapporto con la territorialità. Le persone fanno la spesa nei negozi del posto, partecipano alle associazioni, animano il tessuto sociale.

La vicinanza fisica incoraggia lo scambio di competenze: un falegname aiuta a costruire una pedana, un’insegnante organizza un doposcuola, qualcuno condivide un orto comune. È la cooperazione a basso impatto che crea valore.

Un progetto che cresce

Visto il successo, la comunità si prepara a una nuova fase. Il Comune ha programmato l’arrivo di nuove minimaisons dedicate al social housing, con prime assegnazioni dal 2025.

L’idea è restare accessibili senza perdere l’anima: sobrietà, convivialità, rispetto dell’ambiente e regole chiare. Un equilibrio delicato, ma possibile.

Questo villaggio dimostra che un altro modo di abitare non è un’utopia, bensì una scelta concreta. Meno metri quadri, più libertà, più relazioni, più senso di comunità.

E, soprattutto, la prova che la casa del futuro non è solo una questione di muri, ma di valori condivisi.

Terzo Matni

Terzo Matni

Mi chiamo Terzo, fondatore di Hai sentito che musica e appassionato di cultura in tutte le sue forme. Da sempre esploro con curiosità suoni, immagini e storie che fanno vibrare l’Italia contemporanea. Nei miei articoli racconto ciò che mi emoziona, mi sorprende e alimenta la mia voglia di condividere la scena culturale italiana.

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