Written by 17:07 Decamerone di Hai sentito che musica

Il destino è nelle nostre mani

Tempo di Lettura: 3 minuti Il destino è davvero tutto nelle nostre mani? E’ possibile essere l’artefice della propria vita al 100%? Un nuovo racconto per il Decamerone.

Destino - Credit by:3.bp.blogspot.com

Forse è vero che il destino è tutto nelle nostre mani. Quando arrivai nella nuova città ero incazzata. Si non credo possa definire il mio stato d’animo in un modo differente. Ricominciare tutto per l’ennesima volta, senza amici, senza appoggio era stancante.

Ero abituata ai trasferimenti da quando ero piccola: con il lavoro dei miei genitori era impossibile evitarli. Mi ero ripromessa che per me sarebbe stato diverso, che con il mio lavoro avrei messo radici. E invece mi ritrovai a viaggiare più di prima. Ho sempre dato la colpa al destino per questo.

Se per qualsiasi persona potrebbe sembrare interessante io ero per lo più esausta. Perchè ero diventata esattamente ciò che non volevo essere? Non lo sapevo, ma era successo.

Presi la mia borsa, il computer in una mano. Avevo i miei pantaloni neri a zampa, la camicia bianca dalla quale traspariva il reggiseno e i capelli raccolti in una mezza coda scomposta. Quell’abbigliamento era la cosa più simile alla casa che avessi mai provato. Avevo una riunione alle 11:00, per completare il tutto misi il rossetto rosso appena comprato. Poteva andare, in fondo ero sempre io.

Odiavo quella città anche se mi stava accogliendo con un sole caldo che mi entrava nella pelle. Ma la colpa non era la sua, ero io che non ne potevo più di questa vita da nomade. Un deficiente con l’auto rischiò di investirmi, non aspettavo altro che litigare: “deficiente, guarda dove vai!”. Ovviamente neanche si accorse delle mie rimostranze. Arrivai 5 minuti prima dell’appuntamento, giusto in tempo per un caffè volante.

Me lo ritrovai lì in riunione, con la stessa arroganza con la quale poco prima stava per mettermi sotto. Era il referente danese dell’azienda con la quale dovevo trattare il mio progetto. Uno stronzo. Danese, ma pur sempre uno stronzo. La riunione durò più del previsto e lo stronzo danese più volte cercò di mettermi i bastoni tra le ruote. Ma con me non si giocava: si trattava del mio progetto e avrei combattuto con le unghie e con i denti pur di portarlo avanti. Costasse quel che costasse. E vinsi io.

La sera mi sentivo elettrizzata, avrei voluto festeggiare, ma le mie socie erano lontane da me e io mi ritrovai a bere un gin tonic sola nella hall dell’albergo. Che noia.

“Quindi così si festeggia in Italia? Un gin tonic nella hall di un albergo sole..non sembra un granché!”

Mi chiesi chi fosse a parlarmi in quel modo, ma nel momento esatto in cui mi posi la domanda lo vidi e pensai che non poteva che essere lui. LO STRONZO DANESE.

“Ti prego non iniziamo con il gioco del – festeggiamo insieme- perchè la mia risposta è assolutamente no”

Lui si prese da bere e si sedette vicino a me. Non intendeva andare via. Dopo 10 minuti di chiacchiere inutili fui io a chiedergli di andare a cena. Non volevo fosse un modo per stare insieme, ma avevo fame e lui non sembrava voler andare via. L’unico modo che avevo era spostarci nel locale affianco, almeno avrei mangiato qualcosa.

Era solo un’ora, massimo un’ora e mezza di cena e poi sarei salita in camera a dormire. Potevo farcela.

In fondo era parte dell’azienda che aveva deciso di stringere un accordo commerciale con la mia società non potevo essere troppo scontrosa. Forse era già una scusa per conoscerlo. Non me lo chiesi mai e dopo tutto andò bene così.

L’ora e mezza diventarono 2 e poi 3 e poi persi il conto. Tornai in camera di albergo alle 6 di mattina con il sole timido che si affacciava alla mia finestra. Ero stordita e felice, ma davvero stava andando tutto nel verso giusto?

Mi addormentai ripensando alle 24 ore precedenti e non mi sembrava vero. Non avevo mai avuta molta fortuna, direi in niente. E ora potevo addormentarmi con un contratto firmato per la mia società, i miei sogni, i. miei progetti. Era tutto lì davanti a me. E poi quella notte passata parlando e ridendo per le vie della città. Il giorno si avvicinava e sembrava sorridere a me proprio a me.

Ma davvero il destino può cambiare? Forse era possibile. Mi addormentai con quella dolce consapevolezza tra i miei pensieri.

Avete letto la nostra ultima storia del Decamerone di Hai sentito che musica? 

 

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Ultima modifica: 19 Marzo 2020
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