Accogliere un cane significa abbracciare un percorso fatto di gioie e sfide. Alcune razze, per temperamento e storia, mettono alla prova anche chi ha esperienza. Lo conferma un allevatore con decenni di pratica sul campo.
“Un cane difficile non è un cane «cattivo»: è un cane coerente con la sua genetica. A noi spetta capirla e guidarla con metodo.”
Husky siberiano: energia e indipendenza senza freni
Il Husky siberiano è stato selezionato per il traino su lunghe distanze in condizioni estreme. Questa origine spiega la sua energia inesauribile e la spiccata autonomia decisionale.
Molti proprietari si scontrano con un richiamo poco affidabile e con la tendenza alla fuga. Non è disobbedienza “pura”, ma un forte istinto di esplorazione e una motivazione predatoria elevata.
Per ottenere risultati occorrono attività compatibili con la sua natura: traino urbano, canicross, bikejöring, lavoro sull’olfatto e sessioni brevi ma frequenti. La chiave è la gestione: lunghe passeggiate, recinzioni sicure e un uso attento della long line.
Bassotto (Teckel): piccolo cacciatore, grande testardaggine
Il Bassotto, o Teckel, nasce come cane da caccia in tana. La sua proverbiale ostinazione non è capriccio, ma tenacia funzionale al lavoro per cui è stato selezionato.
In casa questo si traduce in forte interesse per odori, tendenza all’abbaio e difficoltà a “staccare” da una pista. L’errore frequente è aspettarsi obbedienza automatica senza fornire una motivazione adeguata.
Funzionano meglio rinforzi ad alto valore, giochi di fiuto, shaping con clicker e compiti che valorizzino il suo naso. Le richieste vanno rese chiare, graduali e coerenti. Routine, regole semplici e coerenza quotidiana evitano conflitti e frustrazioni.
Shar Pei: riservatezza, protezione e sensibilità
Lo Shar Pei affascina per l’aspetto e il carattere riservato. È un cane intelligente, ma può risultare poco “collaborativo” se il rapporto non è costruito correttamente.
Mostra talvolta diffidenza verso gli sconosciuti e forte istinto di guardia. Se socializzato tardi o male, può irrigidirsi davanti alle novità e faticare a generalizzare i comandi. Con metodi duri, chiude; con rispetto e costanza, si apre.
È cruciale una socializzazione precoce a persone, luoghi e rumori, abbinata a esperienze positive e a un’educazione coerente. Brevi sessioni, segnali chiari, pause adeguate e un attento lavoro sulla fiducia producono i cambiamenti più solidi.
Come lavorare con le razze “difficili”
Non esiste un cane indomabile, ma esistono aspettative irrealistiche. Ogni razza porta con sé doti e limiti; riconoscerli è il primo passo per collaborare, non per scontrarsi.
Le organizzazioni cinofile internazionali ricordano che l’educazione deve rispettare la genetica, puntando su metodi moderni, gentili e scientifici. La pazienza, da sola, non basta: serve un piano.
- Puntare sul rinforzo positivo con premi davvero motivanti.
- Usare una long line per un richiamo sicuro e progressivo.
- Inserire attività mentali quotidiane: fiuto, problem solving, trick.
- Strutturare la giornata con routine chiare e coerenti.
- Curare la socializzazione precoce in modo graduale e controllato.
- Allenare l’autocontrollo con esercizi brevi e successi facili.
- Gestire l’ambiente: recinzioni, giochi masticabili, arricchimento.
- Chiedere supporto a un educatore qualificato quando serve.
Oltre il mito del cane “facile”
Razze celebri per “obbedienza” come Labrador, Border Collie o Golden Retriever brillano per collaboratività, ma non sono prive di bisogni specifici. All’opposto, Husky siberiano, Bassotto e Shar Pei richiedono una guida più sottile, che unisca rigore, gioco e rispetto della loro identità.
La differenza la fa l’adattamento: scegliere strumenti giusti, calibrare le aspettative e investire nel rapporto. Con le giuste strategie, anche i cani più impegnativi diventano compagni straordinari, fedeli e profondamente appaganti.
