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Gio Sada e la volontà di essere se stessi

Tempo di Lettura: 6 minuti In una lunga chiacchierata, Gio Sada racconta di sè, del percorso ad X Factor e delle scelte intraprese che lo hanno portato al suo nuovo album: Terranova.

Gio Sada - Gulliver. Credit by: Astarteagency.it

All’indomani dell’uscita del suo ultimo album, Terranova e del suo nuovo progetto artistico Gulliver,via Kallax Records e distribuito da Artist First, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Gio Sada (all’anagrafe Giovanni Sada) e quello che è uscito fuori è stato davvero interessante.

Tra scelte di vita e la musica come compagna, il ritratto di Gio Sada è quello di un musicista fiero, forse di altri tempi, che sfida il mondo per portare avanti la propria visione della vita. La sua unica arma è la musica e un nuovo album di inediti, Terranova, che merita l’attenzione di tutti per la profondità dei suoni e delle suggestioni che si possono trovare al loro interno.

Com’è nato il tuo nuovo album Terranova dopo 5 anni dalla vittoria di X Factor?

Il primo elemento che è arrivato dell’album Terranova è stato il giro di chitarra del pezzo Terranova, che poi ha preso un altro vestito. Ed è nato ad agosto 2016, in pratica prima che uscisse il mio album dopo X-Factor, Volando al contrario. Poi ho mollato quella canzone perchè dovevo concentrarmi su altre cose fino al momento in cui ho sentito il bisogno di curare questa cosa che stava arrivando e sentivo che non riuscivo più a gestire. Mi sono detto che era arrivato il momento di fare questa cosa qui perchè balenava nell’aria l’idea di Gulliver. Mi sono accorto poi che avevo tante canzoni a cui non stavo dando la giusta importanza, poiché magari non prevedevano una band o comunque erano completamente in un’altra dimensione rispetto al mio progetto di allora. Sono arrivato al punto in cui ho voluto iniziare questa cosa qui ed è continuato il tutto in modo molto naturale. Sono nate altre canzoni, in studio sono arrivati i vestiti giusti per loro e siamo riusciti a mettere questi 8 brani insieme in quello che è stato l’inizio del cammino di Gulliver che ha portato poi a Terranova.

Riprendendo il concetto del cammino, nell’album si sente molto. I primi tre pezzi arrivano come una bomba tanto da lasciare l’ascoltatore senza fiato e poi si disegna una strada che porta al brano Terranova. E’ voluto questo percorso delle 8 tracce?

Si. Negli anni in cui ho fatto teatro, il regista con cui studiavo mi ha passato un metodo ossia il dono emotivo. Riuscire a stimolare il corpo attraverso delle situazioni che possono essere belle o brutte, traumatiche o estremamente esaltanti e, attraverso questo stimolo del corpo, riuscire a diventare uno  strumento di ricezione delle cose che nell’etere esistono per entrare in contatto con loro. Si tratta proprio di andare a stimolare i sensi, talvolta anche in maniera eccessiva, ma il risultato ha sempre portato qualcosa che mi rispecchiava. Tutte le canzoni di Terranova, anche se arrivate in momenti diversi e a distanza di mesi o anni, sono accomunate da un Fil Rouge. Ed è questo Fil Rouge che volevo coltivare che racchiude la motivazione principale per la quale io faccio musica.

Già dai tempi di X Factor si percepiva che tu vivi la musica come un elemento integrante della tua vita. E’ vero questo?

Assolutamente si. La musica io non la considero sostanzialmente solo un lavoro, ma un potente mezzo di incanalamento delle comunicazioni necessario per farmi capire al 100%. Quando entri in una dimensione più Mainstream tipo X Factor farsi comprendere dal pubblico è la cosa più complicata, soprattutto quando non hai l’inclinazione giusta per quel tipo di ambiente. Ovviamente quando la hai arrivi benissimo. Io non avendola, ho avuto delle difficoltà che ho dovuto affrontare prima personalmente.

Tu ti sei un po’ allontanato da quell’ambiente Mainstream.

Si, come ti dicevo ho dovuto affrontare personalmente queste difficoltà che altrimenti mi avrebbero scavalcato e schiacciato completamente. Mi sono dovuto allontanare necessariamente andando a trovare quello che volevo dire davvero, senza aver paura di dirlo. Anche perchè non sono un soggetto esente dalla paura, vivo anche io quei momenti fragili in cui non mi sento capito. Tutte queste cose nel tempo le ho prese e racchiuse in questo percorso che ha portato all’album Terranova. Mi fa molto piacere che sia arrivato questo concetto.

Al pubblico tu sei sempre arrivato molto, anche portando ad X Factor un percorso non del tutto convenzionale. Forse eri tu che dovevi capire quale fosse realmente la tua strada.

Penso di si. Una delle cose brutte che ho provato è quando lavori con delle persone che valorizzano il concetto di dover essere sempre i numeri uno che invece è una cosa molto lontana da me e senza senso. Non fanno altro che mettere benzina sulla macchina della competizione che cerca di fare sempre di più, di mostrarsi sempre di più e far vedere che si può spingere sempre di più. Tutto questo per me davvero non ha senso, non riuscivo a viverla e non riuscivo neanche più a parlare. Era un modo di vivere davvero lontano dal mio, in cui si sminuiva la poesia e i poeti che la perseguono. Questo ha portato davvero un forte scompiglio, ma fortunatamente ho avuto un’educazione dalla mia famiglia che mi ha riempito di valori. Questi valori che ho sempre avuto dentro hanno iniziato a combattere contro una realtà che non li rappresentava. Quando ti ci ritrovi dentro devi fare anche i conti con te stesso.

La domanda che spesso ci si pone è se si riesce a fare questa tipologia di vita e se si riesce a scendere a certi compromessi se non ne hai l’indole.

No esatto non è semplice. Ma me ne dovevo rendere conto perchè ovviamente dentro di me la voglia di fare cose c’è e c’è sempre stata. La stessa ambizione di tutti i musicisti ce l’ho anche io, ma i mezzi con cui mi ci volevano portare non erano i miei. Non volevo essere ricordato così, ma con il mio modo.

Tu hai fatto un percorso molto atipico decidendo proprio di fare un passo indietro concentrandoti su quello che volevi fare.

Si, anche perché la mia intenzione è sempre stata quella. Anche prima di andare ad X Factor, idea non mia tra l’altro. La nostra presunzione è sempre stata questa, andare ad X Factor, arrivare dove dovevamo arrivare e poi riprendere il nostro percorso. Dopo la vittoria siamo entrati in una cosa molto grande da gestire. Come riporta un vecchio film, SLC PUNK!,  volevamo davvero cambiare questo sistema portando qualcuno dalla nostra parte e far passare le nostre idee. Ci siamo accorti però che è davvero qualcosa di molto difficile da quel tipo di contesto lì, non dico che è impossibile ma è molto complicato. Abbiamo deciso quindi di ricominciare da un progetto che abbia un nome proprio, scollegato da me e che non abbia come paradigma il mio viso e la mia immagine. Così è nato Gulliver che ha dentro tutto quello che c’è dietro l’immagine, ciò a cui ho dato sempre importanza.

Questo distaccamento dalla tua immagine l’ho visto anche nella scelta grafica dell’album. Come hai scelto questa immagine?

Io sono stato sempre molto suggestivo, questa tipologia di immagini mi hanno sempre colpito. Anche per Volando al contrario la mia idea era una cosa del genere, che poi hanno bocciato. Ma la mia idea della parte grafica di un disco o è davvero una bella foto, oppure preferisco creare un’idea del surreale molto suggestiva. La copertina di Terranova sono delle macerie in lontananza con un uomo che inizia a volare.

Gio Sada - Gulliver in Terranova. Credit by: Astarteagency.it

Gio Sada – Gulliver. Album  Terranova. Credit by: Astarteagency.it

Un’immagine suggestiva per un album con suoni molto suggestivi. Il connubio è davvero perfetto.

I suoni fuoriescono proprio dalla nostra passione per le colonne sonore, questo ha portato a suoni profondi, aperti. Questo elemento l’ho sempre amato molto.

Ultima domanda scelta tra quelle inviate da tutti coloro che ci seguono: Come mai hai deciso di cambiare nome in Gulliver?

In realtà il nome non l’ho cambiato io, è il progetto in sé di cui faccio parte io e Marco Fischetti, il produttore del disco in studio e che suona con me. Quando si inizia un progetto nuovo è bello che abbia un suo nome che descriva il percorso del progetto artistico. Gulliver perchè è un personaggio che sceglie di partire senza sapere dove sta andando. Mentre va accade il naufragio, un elemento inaspettato. Se sopravvivi al naufragio sicuro ti ritroverai in un posto nuovo dove ti dovrai adattare. Cercare di essere la migliore espressione di te per riuscire a sopravvivere, come succede a Gulliver quando arriva a Lilliput. Questo è quello che ho fatto io e anche Marco. Abbiamo attraversato tante scene musicali anche distaccate tra loro come la scena Punk Rock e Hardcore italiana, entrambe hano una loro vita ed è un mondo a parte. Entrare nel Mainstream è stato ancora un altro mondo. Quindi sostanzialmente in questo viaggio noi restiamo noi stessi in una dimensione diversa e nuova, con regole che a volte non ci spiegavamo, come accade a Gulliver. Inoltre Gulliver rievoca il pensiero del viaggio. Visto che il percorso è una ricerca abbiamo deciso che fosse giusto chiamarlo così. Non ci siamo posti il problema che non ci fosse il mio nome di mezzo, Gio sada. Non è nel nostro stile.

 

 

 

 

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Tag: , , , , , Ultima modifica: 25 Marzo 2020
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