Abbiamo conosciuto Susanna Reppucci ormai più di un anno fa, e tutte ricordiamo ancora quello che ci ha colpito di lei. Il suo modo di scrivere spudoratamente sincero e l’aria di chi ha da dire qualcosa e vuole farsi spazio per essere ascoltata. Finalmente Susanna ha pubblicato i suoi primi due singoli, e per festeggiare questo traguardo importante, il primo di tanti, ecco i brani e una breve intervista!
I brani
L’intervista
Ho avuto il piacere di conoscere queste due canzoni come sono nate, quindi in acustico. Come hai fatto a scegliere il vestito perfetto per questi pezzi?
Credo che la perfezione sia relativa, e il mio obiettivo più che raggiungerla, era quello di cercare di dare con la musica lo stesso senso delle parole,
di far sì che i suoni e le pause suscitassero le stesse emozioni che le parole volevano evocare, (come insegna il maestro Mogol). Spero che ci siamo riusciti… parlo al plurale perché ovviamente devo il merito anche al maestro Pasquale Faggiano che si è occupato degli arrangiamenti, al maestro Carlo Fimiani delle chitarre e al maestro Paolo Pelella del basso, che hanno contribuito a rendere possibile quello che da oggi possiamo ascoltare.
Come mai la scelta di pubblicare due singoli insieme per questo tuo “debutto” sullo stream?
Per molti anni le case discografiche pubblicavano dei 45 giri con due brani, ho voluto anche in forma digitale proporre questa formula. Credo che nel passato possiamo trovare dei valori importanti, semplici, che spesso oggi sono trascurati o addirittura dimenticati, perciò come nelle mie canzoni cerco di risvegliare quei valori, così ho cercato di fare anche attraverso la forma.
Tra i tuoi pezzi hai scelto di debuttare con questi due, raccontami il perchè
Questi due in particolare hanno un significato e un posto molto precisi dentro di me, li ritengo parte della mia crescita e perciò molto importanti. Rappresentano due parti di me, due facce della stessa medaglia, sono molto diversi tra loro ma entrambi carichi della stessa energia.
Cosa speri di comunicare a chi ascolterà i pezzi?
Questa è davvero una domanda difficile… Sai a volte ci sentiamo soli, incompresi, abbandonati, e a volte una canzone, una parola, quella parola che tu non sei in grado di dire, ma che esprime esattamente come ti senti, ascoltata da qualcun altro anche se sconosciuto, ci fa sentire un po’ meno soli, un po’ più compresi. Mi è capitato di pensare “come fa questa persona senza conoscermi, pur essendo a chilometri di distanza, a capire e a dire esattamente ciò che sto provando, quando semmai nemmeno io sono ancora in grado di dare un nome a ciò che provo”…
Ecco, pensare di poter essere anche solo per una persona questo, attraverso la mia musica, mi riempie di orgoglio e di gioia, d’altronde credo che il senso della vita risieda proprio in questo: nel viverla non lasciandola fine a se stessa.
Le basi dei due brani sono collegate tra loro da un suono in alcuni momenti molto ritmico quasi da estate, com’è nata questa scelta?
Già nelle prime stesure erano così, non so dirti bene il perché, io sono molto istintiva quando scrivo, quindi dietro quello che giustamente noti, non c’è una vera e propria scelta. Evidentemente senza farlo apposta, ho lasciato un filo che li legasse, qualcosa che riconducesse l’uno all’altro… d’altronde come ti ho detto prima, pur essendo molto diversi tra loro, sono comunque legati.