Scritto da Federica Giuliani
La prima giornata del Core Festival si è conclusa con il pienone per il gran finale con l’esibizione di Calcutta. L’aria che si respira in questo Festival alla sua prima edizione, è la voglia di rischiare in un progetto che prevede la musica italiana al centro di 3 giorni di musica quasi no stop.
Come ripetuto più volte in conferenza stampa dal Founder dell’evento, Amedeo Lombardi, l’idea è proprio quella di far diventare il Core Festival un punto di riferimento per la musica italiana di punta ed emergente, “un punto di arrivo e un punto di inizio” per tutti coloro che calcano palchi in questo nostro paese.
Forte è l’idea della territorialità: main sponsor del progetto è la Aperol. Chiara Gozzoli, Group Brand Manager Aperol and Crodino Brands and partner, è stata molto incisiva nel confermare il supporto per questa iniziativa e i fatti lo confermano: la zona Dogana è tutta arancione, così come vorrebbero diventasse tutta Treviso nel periodo del Festival.
A fine prima giornata, con circa 20000 prevendite vendute la domanda che ci poniamo è la seguente: un progetto così ambizioso, che strizza l’occhio ai festival internazionali, può funzionare con un taglio così fortemente italiano?
Forse è presto per dare una risposta, sicuramente la risposta dei giovani ai talenti che si sono esibiti sui 3 palchi nella giornata del 07 giugno è stata molto buona (solo per citarne alcuni: Calcutta, I Pinguini Tattici Nucleari, Myss Keta, Ghemon, Costiera, Postino) . Dalle 17 di pomeriggio la musica non ha mai smesso di suonare in Zona Dogana. Vedere anche talenti emergenti con il loro pubblico riuscire a portare a casa la loro mezz’ora di esibizione è sicuramente una vittoria. Ma, infondo, investire sulla musica giovane italiana è sempre una vittoria qualsiasi sia l’esito.