Scritto da Caterina B.
Perfettamente non uniformati all’attuale scena musicale indie, gli Eugenio in via di gioia sono una perla rara in un mare di imitazioni che seguono la scia dei più noti artisti alternativi, riprendendone le tematiche e lo stile.
Nel 2013, col primo EP “Urrà”, la band torinese cominciò a tracciare la propria via, affrontando temi impegnati con la leggerezza e l’ironia che li contraddistingue.
Un loro chiodo fisso è sicuramente il rapporto con la natura, lo si intuisce chiaramente dal titolo del loro ultimo album “Natura Viva” (2019), e dai numerosi riferimenti nelle loro canzoni. Anche l’influenza della tecnologia sulle nostre vite, l’isolamento, sono temi ricorrenti.
Mai banali, sempre alla ricerca di se stessi, spesso si perdono perché spesso si interrogano.
Ed è questo movimento mentale che concepisce le loro canzoni, attraverso giochi di parole e di metafore che catturano l’attenzione.
L’ascoltatore, tu, la stessa persona, ci si immerge, diventandone parte integrante.
I pensieri trovano un luogo d’espressione.
Probabilmente è per questo motivo che hanno riscosso un grande successo tra un pubblico più orientato verso testi ricercati.
I ritmi coinvolgenti, il nu-folk, attirano però anche i più giovani, i giovanissimi.
Ed eccola lì, entusiasmo e maglietta gialla su una bambina di dodici anni schierata in prima fila.
Dopo un po’ di attesa gli Eu-geni si affacciano sul palco del Monk (Roma), e la gioia si diffonde in tutta la sala, tra una battuta e una canzone, il legame tra loro e i fan, noi, si stringe.
È una serata spensierata tra amici, una in cui si balla e ci si diverte, ma in cui si riflette anche.
Il futuro incerto di una generazione è gridata, o meglio scritta, in una “lettera al prossimo”, in cui non riusciamo più a vederci, e non riusciamo più a definirci.
Per questa sera invece siamo solo un unica voce che canta le stesse idee.
