Written by 16:58 Di tutto un po'

Dante Alighieri e la sua immortalità

Tempo di Lettura: 2 minuti Dante è uno dei padri di tutta la letteratura italiana. Oggi è il dantedì e vogliamo rendergli omaggio con un articolo dedicato.

Dante Alighieri_Credit by: static01.centopercentofitness.it

Dante era uno di noi. Se ci pensiamo bene, Dante era un uomo come noi. Aveva due braccia, due gambe e un naso. Un bel naso. Era un essere umano come noi. Eppure dopo 700 anni dalla sua morte avvenuta tra il 13 e il 14 settembre del 1321 siamo ancora qui a parlare di lui.

Era un uomo. Solo un uomo. Come tutti noi. Dante amava, soffriva e pativa le pene di questo mondo come tutti noi, lamentandosi dell’esilio dalla sua terra natia, della morta di Beatrice, dell’ingiustizia di quest’Italia che faceva soffrire allora come fa soffrire oggi.

E allora cos’è che lo rende ancora oggi così speciale? Si potrebbe rispondere il fatto che sia stato il padre della lingua italiana, uno dei protagonisti del Dolce Stil Novo, scrittore e poeta tra i più illustri del 300. Eppure non basta. Perché nella realtà dei fatti Dante è stato il primo ad elevare la poesia al popolo.

I suoi endecasillabi intrecciati in terzine Dantesche (chiamate così proprio per la struttura metrica creata dal sommo poeta) sono tra le più auliche e trattano gli argomenti più alti, l’ascesa a Dio. Ma non nella lingua illustre dell’epoca, il latino, considerata l’unica lingua degna dalla stessa chiesa. Ma in Volgare.

Dante Alighieri

A caro lettore, per chiunque di noi abbia studiato i versi del poeta si sa quante lacrime e sudore sono costate quelle frasi concatenate da una rima incastrata tra di loro, perché la realtà è che Dante era davvero un sommo poeta e non lasciava nulla al caso. Neanche la lingua. Ed è qui che si compie la rivoluzione, la poesia viene messa alla portata del popolo innalzando una lingua allora considerata, per l’appunto, volgare, per la realizzazione di un poema che è stato da subito destinato a divenire pietra miliare della letteratura italiana.

Dante Alighieri lo sapeva? Forse no, di certo è che nella sua discesa agli inferi fino alla risalita verso il divino si scegli un compagno di viaggio che con i poemi epici aveva una certa confidenza, Virgilio.

700 anni fa Dante e Virgilio si accingevano a compiere un viaggio rivoluzionario verso il cuore dell’inferno fino a riveder le stelle incontrando il Divino, ma ancora di più si fecero portatori di un messaggio tra i più preziosi, la poesia doveva essere di tutti e il latino non era adeguato per questo compito.

Così tra amanti dannati e madonne fiorentine Dante si accingeva a scrivere quello che fu il poema per eccellenza, la Divina Commedia come venne chiamata da Boccaccio, e apri la porta verso la modernità. Dante scrisse qualcosa di unico rendendolo fruibile a tutti in epoche diverse. Dante giocò con le parole per creare castelli di poesia. e questa è la sua più grande magia. Dante parlò del divino con la lingua del popolo, un popolo vessato in un’epoca in cui non aveva diritto di parola. Dante regalò a tutti noi un manifesto di poesia, filologia, filosofia e letteratura che mai più nessuno è riuscito ad eguagliare.

Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti

ma per seguir virtute e canoscenza

 

Grazie Dante. 

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Ultima modifica: 25 Marzo 2021
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