Written by 16:13 Il taccuino di Francesca

Caparezza, il cambiamento con “Exuvia”

Tempo di Lettura: 2 minuti Il taccuino di Francesca parla di Caparezza e del suo nuovo album, Exuvia. Un cambiamento che passa per la musica.

Caparezza

Avete ascoltato “Exuvia”, il nuovo album di Caparezza? È un disco bellissimo, che richiede un ascolto attento. Non vuol dire che sia un disco complicato, solo che è un lavoro ricco e sfaccettato. Proprio per questo arricchisce chi lo ascolta. Arricchisce chi segue Caparezza nella foresta in cui ci conduce, perché l’ambientazione è questa. Le parole precise con cui lo stesso cantautore ha presentato “Exuvia” sono: “Questo è un concept album, ed è il più cinematografico di tutti i miei dischi. È ambientato in una foresta senza scampo”. Nel bosco fitto delle note troviamo riferimenti a registi e film, ai grandi della musica, a scrittori di vario genere ed epoca. “Nella foresta tu sei alla ricerca di un’uscita. La foresta di per sé è bella di giorno ma angosciante di notte. Cerchi di tornare a casa, e allora continui a cercare”. Insomma, la foresta è ambiente centrale del disco e non solo sfondo tanto che, racconta Caparezza, “Avevo pensato di intitolare il disco In mi selva, che è l’anagramma di Salvemini” (il suo cognome)”.

 

Caparezza

Caparezza

Il cambiamento di Caparezza attraverso “Exuvia”

Il disco, però, non si intitola foresta, come sappiamo. L’exuvia, titolo che alla fine è stato scelto, indica l’esoscheletro degli insetti, abbandonato al termine della muta. Quindi questo disco è foresta ma è anche cambiamento. Caparezza ha vissuto tante “exuvie” nella vita: “Io tendo a morire spesso, ho la fissazione della morte intesa come rinascita. Non credo in senso religioso che morirò e rinascerò, ma in senso artistico si può fare”. Questo disco ne è la dimostrazione. Un cambiamento che si nota nel percorso musicale di Caparezza è quello che riguarda i temi che affronta: “Mi sto prendendo più cura di me, sto scrivendo cose più intime”. Insomma, c’è un allontanamento dalle canzoni di critica sociale di un tempo. Questo potrebbe far perdere a Caparezza una parte del suo pubblico: “Sì, ma io non faccio cose per avvicinare un pubblico. Chi mi segue sa che non deve aspettarsi da me nulla che non sia quello che ho voglia di fare. Non è il pubblico che scrive i dischi, il pubblico li apprezza o li critica una volta che vengono pubblicati”.

Avvicinatevi, se non lo avete ancora fatto, all’ascolto di “Exuvia” con quest’ultima frase di Caparezza: “Per me la musica è un’opera d’insieme e non una serie di singoli, è un collettivo che chiamiamo album”. Buon ascolto.

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Ultima modifica: 31 Maggio 2021
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