Mario Biondi ha appena compiuto 50 anni e li ha festeggiati con un nuovo disco, che ha intitolato “Dare”. “Dare è un’attitudine oltre che una scelta di vita”, ha spiegato Mario, che ha scelto di inserire in questo album 10 brani originali, 2 remix e 4 reinterpretazioni di grandi successi internazionali come “Strangers in the night”, proprio quella “Strangers in the night” resa celebre da Frank Sinatra, intoccabile quindi (o percepita come tale) e che in “dare” acquisisce un sound tutto “alla Biondi”. Ad accompagnare Mario in questo disco troviamo Dodi Battaglia, Il Volo, gli Incognito, la cantante tedesca Olivia Trummer, i musicisti con cui Mario ha raggiunto il successo a metà degli anni 2000 (The Highfive Quintet di Fabrizio Bosso) e la sua attuale band che da anni lo accompagna in tutto il mondo (150 spettacoli in oltre 40 paesi del mondo negli ultimi 5 anni).
Insomma, Mario Biondi per questo disco si è proprio dato. Ma non è che nel titolo, quel “Dare” che ho già citato tante volte, non ci sia anche un po’ del verbo inglese to dare, osare? “C’è sincronia tra le due parole perché dare è un atto di grande forza, ci vuole coraggio per dare, non è semplice. Quindi sì, forse è un po’ anche osare. Inoltre non sai mai quanto è giusto quello che dai, magari la persona che riceve ha un’altra percezione rispetto alla tua. Comunque ho scelto questo titolo perché la parola dare è per me una sorta di mantra”.
Dare, e darsi nelle proprie passioni: in questo disco quelle di Mario Biondi ci sono tutte, “Da Il Volo a Herbie Hancock. Questo è osare, io credo. Volevo fare 4 dischi con le canzoni che amo di più, poi abbiamo accorpato tutto in un progetto solo”. Che etichetta dare a questo disco? “Forse oso vivere oltre i generi. Credo che la musica non debba essere necessariamente una e timbrata con il marchio jazz, soul, funk, rock, pop. Credo che debba essere musica bella”. Chissà se però anche una voce come quella di Mario Biondi ha paura di toccare certi standard, certi brani, certi interpreti: “Sì, certo che sento la responsabilità. Una volta ho ascoltato la versione di James Brown di “Strangers in the night” così particolare che solo lui poteva cantarla in quella maniera. Questo mi ha fatto dire ‘beh se c’è questa versione…’. Allora io ho fatto la mia, davvero personale”.
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