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Renato Zero – Nel cuore di “Zerosettanta”

Tempo di Lettura: 2 minuti Francesca Binfarè racconta il nuovo progetto di Renato Zero nel consueto appuntamento con Il Taccuino di Francesca.

Renato Zero - Credit by: ROBERTO ROCCO

Settant’anni, tre dischi, quaranta canzoni. Un progetto da folli, ma non per Renato Zero. “Tre pubblicazioni separate: settembre, ottobre, novembre, con scadenza al 30 di ogni mese. Per non ingolfare la piazza e per dare respiro ai padiglioni uditivi del mio paziente pubblico”. Così aveva spiegato. Il pubblico, in realtà, più che paziente si è dimostrato entusiasta: prendiamo l’ultima uscita in attesa della prossima, a giorni. “Zerosettanta – Volume 2” ha debuttato al primo posto della classifica FIMI dei dischi più venduti, altro che pazienza.

Questo volume, in un’opera di ampio respiro e coerente con l’artista Renato Zero (sicuramente questo è un aspetto che paga), si occupa più ampiamente di amore rispetto al primo volume. “Questo sentimento nel 2020 necessita anche di tutela, vediamo quanto spesso l’amore vada difeso. Gli stessi social fanno un lavoro di appiattimento: si ammucchiano le vite, le rendono piatte, tragicamente uniformi. Metto all’indice questo fatto di diventare dei numeri. Lo dico in un brano, siamo finiti sugli scaffali. Ma questo è anche un concetto che difendo da sempre: siamo diversi, amiamo in maniera diversa”.

Con questi nuovi brani Renato Zero guarda avanti, ma è inevitabile ragionare anche sulla nostalgia: “Per me è un’àncora, un porto sicuro. La paura ha i minuti contati”, ed è bello sentirselo dire. Pur essendo aperto al futuro (Renato ai giovani dice: “Chi prende il mio posto si impegni di più”, ed è “Un consiglio, un’esortazione, non una critica”), con tanta brillante carriera da poter sfogliare è anche inevitabile fare un bilancio: “L’amarezza si fa ricordare di più del sorriso per la forza che ha di farci sprofondare in certe realtà che forse non meritiamo. Però il guadagno del sorriso, nostro o del pubblico, è il premio necessario e molto gradito a copertura di quelle delusioni che finalmente spariscono”.

Per chiudere, un punto fermo a domanda precisa: esiste un erede di Renato? “Mi auguro di no. Spero che esistano tanti eredi che abbiano raccolto l’esempio di Renato, di Battiato, De Andrè e molti altri. Bisognerebbe che le radio riproponessero queste grandi pagine di musica piuttosto che gli scarti di paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Me lo dicono alcuni amici miei inglesi che è così: certi brani nelle loro radio non passerebbero. Noi abbiamo una tradizione fortissima, di grande spessore e bellezza, da difendere”.

 

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Ultima modifica: 27 Novembre 2020
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