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Annalisa e il suo nuovo album Nuda: la recensione

Annalisa nuovo album Nuda - Credit by:lifestyleblog.it

Lo scorso venerdì 18 settembre è uscito il nuovo album di Annalisa.

Nella totalità dei cantanti usciti dai talent, Annalisa è certamente una dei migliori: tecnicamente ineccepibile, espressiva e musicalmente colta. Qualità, queste, che dovrebbero farle guadagnare un posto di prestigio tra i (relativamente) nuovi nomi e invece non solo non emergono ma non vengono nemmeno sfruttate, da almeno un paio d’anni.

Annalisa nuovo album “Nuda” – Credit by: Ig Annalisa

L’ultimo album di Annalisa, dal 18 settembre su tutte le piattaforme e nei negozi, è la dimostrazione di quanto sia necessario rivedere l’intera “popolazione” che attualmente riempie le fila di un’industria discografica talmente satura da incanalare nei percorsi sbagliati gli artisti giusti. Con le sue tredici tracce, “Nuda” sembra dire all’ascoltatore (e con questo termine ci si riferisce a chi fruisce della produzione di Annalisa non in quanto fan sfegatato) che un’artista con le capacità e le potenzialità della cantante di Savona non sta andando con precisione da nessuna parte: non regredisce, ma certamente non progredisce.

Le basi perlopiù elettroniche appiattiscono l’espressività della voce di Annalisa, che, da musicista preparata quale è, sa che l’estensione non è tutto ed è capace di usare bene il registro scelto. Ci si aspetterebbe da lei un pop intelligente, tutt’al più ibrido di strumenti elettronici e “tradizionali”. Questo accade nel pezzo più bello della tracklist, “Tsunami”, accompagnato da un videoclip all’altezza del brano e che riporta, nella linea del basso, all’atmosfera di “Born to die” (l’album di esordio di Lana Del Rey). Per il resto è un continuo movimento tra dance pop, urban pop e alcune altre varie contaminazioni, con duetti non memorabili.

L’album di Annalisa Nuda tra duetti e contaminazioni

Il primo è “Romantica”, con J-Ax, che non spicca né in positivo né in negativo come il successivo “Principessa” in coppia con Chadia Rodriguez; si arriva poi a “N.U.D.A.”, sulla carta un’altra grande collaborazione con Achille Lauro (da “Gli uomini non cambiamo” a Sanremo per arrivare a “Sweet dreams”, i due artisti ci avevano abituati ad incontri musicali di alto livello) ma nella realtà un po’ una delusione: il breve cameo di Lauro fa rimanere l’ascoltatore in attesa di un suo ritorno che, però, non arriva. Gli altri pezzi, prodotti da Dwhale, non contribuiscono a cambiare le sorti dell’album. “Vento sulla luna” – in coppia con Rkomi – è carina ma l’abbiamo già ascoltata e riascoltata dalla sua pubblicazione a novembre 2019 ad oggi, “Houseparty” è una parentesi che si credeva chiusa. “Graffiti” come singolo prometteva bene ma nell’ascolto dell’intero album si perde. La title track, “Nuda”, è effettivamente un esperimento dance pop riuscito, in cui Annalisa dimostra la sua capacità. Le canzoni rimanenti, purtroppo, non spiccano per brillantezza della scrittura né per la performance vocale che, ricordiamo, non deve essere necessariamente al massimo delle possibilità ma portata a termine al meglio con quello che viene scelto di fare.

Alla fine dell’ascolto, insomma, rimangono davvero soltanto “Tsunami” (tra le canzoni più belle che Annalisa abbia registrato dai tempi di “Il diluvio universale”) e “Nuda”. A meno che non siate dei fan/yes people che pensano – ingenuamente e in buona fede – che ogni cosa proposta dall’artista preferito sia da elogiare è normale trovarsi con una produzione non all’altezza delle sue reali capacità.

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