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Ensi – L’intervista all’Home Venice Festival

Tempo di Lettura: 3 minuti Ensi si racconta ai nostri microfoni prima del suo live show all’Home Venice Festival. Il rapper italiano è uscito con l’album Clash.

Durante la seconda giornata dell’Home Venice Festival al Parco San Giuliano abbiamo avuto l’occasione di fare qualche domanda a Ensi, uno dei maggior rapper italiani.

Ma chi è Ensi (pseudonimo di Jari Ivan Vella)? Classe 1985, è un rapper italiano che nasce come fondatore del gruppo OneMic insieme al fratello Raige e l’amico Rayden. Nel 2008 inizia il suo progetto da solista, pubblicando e autoproducendo il suo primo album, Vendetta. A febbraio 2019 pubblica il suo quinto album da solista, Clash, che racchiude al suo interno ben dodici tracce tra cui il singolo Clash Freestyle.

Intervista

Quanto è attuale ancora oggi fare rap in Italia?

Secondo me questo è un momento super punk della musica in generale. Il rap ha contribuito alla diffusione di altri generi che hanno un’origine molto simile alla nostra, e non intendo solo una New Wave di Rap, ma anche l’indie italiano che ha preso tantissimo dal nostro ambiente sia come scrittura che come linguaggio e attitudine. Una cosa è palese: credo davvero che il rap italiano abbia rivoluzionato e abbia influenzato tutta la musica degli ultimi 10 anni. Non dobbiamo però mai dimenticare che questo è un genere che è solido, ha una storia ed è sempre quello. Diciamo che in questo grande albero che è la musica urbana dove c’è anche il rap ci sono tanti rami e alcuni di questi si allontanano anche molto, diciamo che le mele cadono anche un po’ lontano dall’albero, ma fa sempre parte della musica. Quello che mi interessa è continuare a rappresentare quello che ho sempre rappresentanto e in un’epoca di camaleonti musicali mi sembra un segnale forte. Anche questo ultimo album, Clash, va con coraggio in questa direzione. Ti posso dire che, anche se siamo lontani da una logica di Streaming pazzeschi e quindi il chiacchiericcio della musica legata al mero risultato, il rap italiano non è mai stato più forte di adesso. In Italia abbiamo una grande tendenza a fare confusione e mischiare un po’ le cose, io vedo questo genere come un grande fiume e il resto tutti affluenti che, a seconda di quanto vanno forte, portano più o meno acqua, però alla fine esiste il Rap. Io ho sempre fatto Rap ed è la cosa che mi piace più fare e continuerò a fare rap indipendentemente da dove tirerà il vento. Questa è ovviamente la mia visione.

Tu fai una musica basata sul parlato, questo crea un grande rapporto con il pubblico. Quanto senti il peso di ciò che comunichi?

Io credo sempre che rilegare compiti importanti alla musica sia un po’ sbagliato, d’altro canto questa è una musica di concetti e di parole. In altri luoghi del mondo ha cambiato gli eventi storici, questo per testimoniare quanto sia forte la potenza delle parole e quanto sia travolgente. Dall’altra, io ho sempre fatto attenzione a quello che dico, non per il timore di essere additato, ma perché so benissimo di avere un’arma tra le mani. Contemporaneamente non mi risparmio mai nel parlare di concetti forti. Esisterebbero migliaia di cause per cui prodigarsi, ma non credo sia possa salvare il mondo con la musica, se non ce l’ha fatta Bob Marley direi che non ce la faremo noi. Quello che ci tengo veramente a dire è che il rap non parla solamente ai giovani, io stesso non sono così giovane, ho 33 anni, questa è una musica che ha superato una certa soglia di storia e raccoglie un pubblico che va dai 40enni ai ragazzi di 13 anni che impazziscono per il loro idolo. E’ normale che devi un po’ calibrare quello che fai. per quanto mi riguarda, sta tutto in quello che dico e come riesco ad argomentare quello che dico. Questa è una musica fatta di parole ed è normale che non si può fare la parafrasi del rap, bisogna sempre leggere tra le righe e spesso non è facile. Questa musica, in generale, ha molto di meno da spiegare di quanto si dica ed è una musica che è nata per rompere le regole. Si può dire tutto, ma sta a te sapere come argomentare. Pensare che l’artista sia colui che si deve frenare è sbagliato, anzi è proprio l’artista che deve essere il punto di rottura che, nel bene e nel male, ti fa riflettere su un argomento importate, ma non ha la soluzione. Se uno cerca la soluzione sbaglia. Quando io sento dei genitori preoccupati per questa musica, penso che, se si relega ad educatori i rapper si sta sbagliando alla grande e lo dico da amante del genere e da padre di famiglia. Questo genere può essere anche solo entertainment, perché questo è quello che fa la musica. Io arrivo da un’altra scuola e mi piace dire determinate cose, ma quando e se me la sento. Non faccio il compito in classe facendo pezzi su Migranti, Tav, ILVA. Io scrivo canzoni rispetto a quello che filtro vivendo la mia vita. Io ho sempre ascoltato gruppi che come i Cypress Hill o altri che parlavano in maniera forte di concetti pesanti anche lontani da me, ma non sono mai diventato come loro.

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Tag: , , , , , Ultima modifica: 21 Agosto 2019
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