Quest’anno il progetto curatoriale celebra ventitré anni Costruire ponti del Museo dell’Università di Navarra, volto a stimolare il dialogo tra gli artisti contemporanei e i fondi della loro collezione.
L’ultimo autore che entra a far parte di questa proposta è Antoni Muntadas, ora in mostra in questo centro con Other Fears, un progetto avviato nel 2022 ma che si collega a linee tematiche molto presenti nel percorso dell’artista: esplora i modi in cui le società occidentali hanno contemplato e usato l’emozione della paura come tema politico dall’inizio del XXI secolo.
Il creatore barcellonese indaga come si comportano coloro che hanno paura, quali sono le sue conseguenze, le manipolazioni e gli usi che ne sono stati fatti nel trascinarla dall’ambito individuale a quello collettivo, influenzando in modo decisivo la formazione delle ideologie e i dibattiti intellettuali. La paura è un sentimento antico quanto la vita stessa, ma è diventata recentemente uno strumento di trasformazione e di manipolazione delle opinioni e delle credenze, un’arma ideologica in contesti fortemente polarizzati.
I Sanfermines e il loro contesto hanno segnato il punto di partenza di questa ricerca di Muntadas: ha estratto dalla drammaturgia della corrida elementi visivi e uditivi che, combinati in un’installazione, generano una sintesi astratta di tali eventi. Si compone di due proiezioni disposte verticalmente, fronteggiandosi: da un lato vediamo il suolo delle strade trafficate proiettato ai nostri piedi; dall’altro, il cielo che copre quel medesimo percorso, sul quale si intravedono le creste di alcuni edifici proiettate sul tetto. Si ascoltano anche i suoni registrati durante la corrida, intervallati da commenti di partecipanti che riferiscono le loro paure.
Le immagini scorrono alla stessa velocità di una corsa di tori, giungendo alla fine in cui uomini e animali completano il loro viaggio nell’arena, per essere condotti verso i recinti ore dopo. L’opera di Muntadas, come la festa, ha una conclusione piena di riti: i fuochi d’artificio chiudono la proiezione.
Con questa apertura, l’artista catalano approfondisce una tipologia di timore legata all’impresa, al rischio e all’abilità, ma soprattutto insiste su una serie di dualismi: tra divertimento e paura, tra competizione e incoscienza, tra attrazione e repulsione. La paura è condivisa in queste celebrazioni tra tori e persone, tra attori e spettatori (fisicamente presenti e coloro che seguono da lontano) e, paradossalmente, stimola interesse, forse in relazione alla sopravvivenza di una mascolinità ancestrale inscritta in questo rito.
Insieme a questa proposta inedita, è possibile contemplare anche lavori precedenti dell’artista che rispondono alla stessa linea di studio, offrendo contesto e mettendo in luce gli aspetti psicologici, sociali e politici della paura odierna, a livello globale.
Convinto che l’arte, oltre a regalarci esperienze estetiche, possa agevolare la formazione di diverse forme di conoscenza e di immaginari dove tutto può assumere nuove significazioni, Muntadas utilizza risorse discorsive tipiche delle scienze umane e sociali; nel caso di questa indagine sulla paura, ricorre ai metodi dell’antropologia e della psicologia.

Già nel 2005 e nel 2007, questo autore ha prodotto due lavori video, visitabili a Pamplona, collegati all’ultima creazione: progetti di “intervento televisivo” su due luoghi simbolici del territorio, dove si confronta la paura dell’altro associata al rifiuto dell’immigrazione e al razzismo. Si tratta di Sulla traduzione: Paura e Sulla traduzione: Paura/ Jauf, che raccolgono interviste a persone che vivono quotidianamente tensioni in queste aree: il confine tra Messico e Stati Uniti e lo Stretto di Gibilterra.
Sono video monocanale che ci ricordano come la paura sia un’emozione “tradotta” in queste enclaves secondo prospettive molto diverse; Il primo esamina l’impatto delle decisioni prese dal potere sul campo, mentre il secondo si riferisce alla costruzione del sud come finzione e realtà legate all’alterità e all’esotismo.
Vedremo anche Alphaville e Outros… (2011), un altro video a canale singolo che faceva parte di un’installazione omonima e che ci conduce ad Alphaville, un quartiere residenziale quasi recintato a São Paulo. Si sofferma sul fenomeno delle “comunità chiuse” costruite sull’esclusione del diverso, richiamando anche la distopia di Godard, le cui immagini sono qui intervallate.

Un’altra opera in mostra, La costruzione della paura (2008 – 2025), è concepita come una mappa delle paure del luogo di esposizione (ha viaggiato tra le altre città Alicante, Amman, Buenos Aires, Caracas e Parigi). E il viaggio si chiude con Paura, panico, terrore (2010), una proposta composta da cinque pannelli incorniciati che ospitano ciascuno sei copertine di libri pubblicati negli Stati Uniti i cui titoli richiamano tali concetti. Si interroga su come l’industria editoriale abbia sfruttato commercialmente le varie tipologie di avversione presenti nelle società anglofone, alimentando forse un senso di paura collettiva.
È noto che il Museo dell’Università di Navarra possiede una ricca collezione di fotografie storiche in cui è possibile apprezzare la costruzione di alcune prospettive etnografiche o antropologiche nei primi decenni del XX secolo. Questi fondi e questa mostra sottolineano che arte e antropologia hanno una stretta relazione e che le letture di questi pezzi possono essere lette da molte epoche e geografie.

Antoni Muntadas. “Altre paure”
MUSEO DELL’UNIVERSITÀ DI NAVARRA
Campus Universitario, s/n
Pamplona
Dal 15 ottobre 2025 al 1 marzo 2026
