Quest’anno si celebra il centenario della nascita di Martín Chirino a Las Palmas di Gran Canaria. L’artista è conosciuto in tutto il mondo per le sue famose spirali, che sono diventate il suo marchio distintivo, ma al di là di questa iconografia, Chirino rappresentava anche un erede della scultura d’avanguardia spagnola della prima metà del ventesimo secolo. La sua ispirazione derivava e continuava a risvegliare i maestri della stagione, come Julio González e Pablo Gargallo, e la sua opera si inserisce in un’epoca di grande fermento artistico e sociale. Durante gli anni del dopoguerra, Chirino divenne una figura chiave nel rinnovamento delle forme plastiche, contribuendo alla nascita di movimenti che cercavano di rinnovare la tradizione artistica spagnola e di portarla all’interno di un contesto più internazionale. Fu membro fondatore del gruppo El Paso nel 1957, un collettivo artistico che avrebbe segnato un punto di svolta, unendo tradizione e rottura, e ponendo le basi per una nuova interpretazione dell’arte contemporanea in Spagna. Attraverso le sue opere, gli artisti di El Paso cercarono di criticare le limitazioni del panorama artistico del tempo e di proporre una nuova apertura verso il mondo, mantenendo un forte radicamento nella cultura spagnola, ma anche trasmettendo una visione più aperta e cosmopolita.
Una filosofia artistica tutta centrata sul ferro e sulla spirale
Il lavoro di Chirino si fonda su due elementi principali: il ferro battuto, il materiale predominante delle sue sculture, e la spirale, simbolo ricorrente e soluzione formale costante nel suo universo creativo. Questa scelta rappresenta una sintesi tra l’idea di piegatura e di schieramento, tra lo sviluppo orizzontale e verticale nello spazio, e la capacità di plasmare un materiale che, nelle sue mani e nel recupero delle tradizioni delle fucine, diventa incredibilmente versatile e dutile. La spirale, in particolare, si configura come un elemento universale, capace di esprimere il movimento, il dinamismo e l’eterno ciclo dell’energia e dell’evoluzione. La sua filosofia artistica si esprime nella capacità di manipolare il ferro per creare forme che sfidano la pesantezza apparente, portando la materia a vibrare di vita propria, grazie anche ai giochi di luce e alle curvature complesse che caratterizzano le sue opere.
Un percorso artistico radicato nella natura e nella realtà quotidiana
La produzione artistica di Chirino si sviluppa e si amplia nel tempo seguendo ragioni ben precise, sempre ancorate alla natura e al mondo reale. Le sue opere, infatti, sono espressione di un’attenta osservazione del paesaggio, dell’ambiente naturale e della società circostante. La sua ricerca artistica non si limita a esplorare forme e tecniche, ma cerca di cogliere gli aspetti più autentici e universali della condizione umana, portando avanti un dialogo continuo con la realtà quotidiana. Questa tensione verso la natura si riflette anche nel suo uso dei materiali e nelle modalità di lavorazione, che vengono spinti al massimo delle possibilità espressive. La sua volontà è quella di esplorare e di esaurire tutte le potenzialità dell’espressione plastica, rendendo le sue creazioni quasi un’estensione dell’ambiente naturale, un modo per catturare in forma artistica il senso del mondo che lo circonda.
Una mostra che celebra il suo centenario
La Fundación Art and Thought di Martín Chirino organizza quest’anno una serie di eventi e progetti dedicati alla celebrazione del suo centenario. Sono in programma oltre una dozzina di iniziative, tra esposizioni e attività culturali, che si svolgeranno nel corso dell’anno, segnando anche il decimo anniversario dalla fondazione di questa istituzione. Per il pubblico italiano e internazionale, sono state allestite tre mostre principali: due a Las Palmas, aperte fino al 31 agosto presso l’Atlantic Center for Modern Art (Caam) e al Castillo de la Luz, e una in Asturie, presso il Niemeyer Center di Avilès, visitabile fino al 21 settembre.
La mostra al Caam: “Martín Chirino. Cronaca del secolo”
La prima esposizione si trova a Gran Canaria e vede l’organizzazione da parte dei curatori Fernando Castro Flórez e Jesús M. Castaño. Si tratta di un’antologia che ripercorre l’intera carriera di Chirino attraverso oltre settanta pezzi di diverso formato, dai prototipi alle grandi opere pubbliche, inclusi anche elementi meno noti come disegni, schizzi e collage, non solo sculture. La mostra è strutturata con un’attenzione cronologica, presentando in serie le varie fasi della sua evoluzione artistica, con cinquanta collezioni spagnole tra cui spiccano i lavori intitolati Regine nere, Composizioni informali, Venti, Signore, Inquisitori e altre ancora. I curatori analizzano le opere in bronzo e quelle pubbliche, soffermandosi in particolare sulle sue spirali, che sono simboli di rottura delle dicotomie e di evocazione di elementi naturali come aria e acqua, ma anche espressione di sentimenti di solitudine e di desiderio di connessione. Secondo Castro Flórez, le opere di Chirino “rompono le dicotomie, evocano l’aria e l’acqua, e riflettono il senso di isolamento e il bisogno di rafforzare i legami, con un’ossessione per l’identità canarina e un cosmopolitismo lucido”. In questo modo, attraverso le sue creazioni, si può entrare in contatto con l’esperienza radicale della modernità, ammirando una spazialità impressionante, caratterizzata da pieghe e modulazioni che giocano con la luce in modo affascinante.
Opere che uniscono il primitivismo e la geometria della modernità
Le sue opere più simboliche, come le spirali, raggiungono un’altissima espressività, nonostante l’uso di materiali ridotti e la semplicità formale. Sono strettamente legate all’arte primitiva, alle spiagge delle Canarie e ai principi geometrici propri della modernità. La mostra propone anche un aspetto didattico, attraverso fotografie, materiali audiovisivi e citazioni di Chirino che spiegano il suo processo creativo e il significato delle sue opere. Questa narrazione aiuta a comprendere come la sua arte abbia saputo coniugare tradizione e innovazione, radici archetipiche e linguaggi contemporanei.
La mostra a Castillo de la Luz: “Il Passo, Avanguardia e Impegno”
Il Castelo de la Luz, la più antica fortezza difensiva di Gran Canaria, ospita invece una mostra dedicata alla storia del Gruppo El Paso, curata da Jesús M. Castaño. Il collettivo, nato negli anni ‘50 e che vide Chirino tra i suoi fondatori, aveva come obiettivo principale rivitalizzare l’arte moderna spagnola, allora percepita come carente di critica costruttiva e di attenzione alle nuove tendenze. La mostra si intitola appunto “Il Passo. Avanguardia e Impegno” ed è dedicata alla storia di questa importante esperienza artistica. Fondamentalmente, il gruppo si sciolse dopo circa tre anni di attività, ma rimase uno dei collettivi più rappresentativi della seconda metà del secolo in Spagna, strettamente legato all’informalismo e a una visione dell’arte come “un’altra arte”. Juan Eduardo Cirot, in una lettera del 1958, chiariva come l’informalismo non fosse una setta, ma un modo di pensare l’arte che coinvolge affinità e incontri tra artisti dalla forte tradizione ispanica e un patriottismo critico, non necessariamente contrapposto al franchismo.
Le opere prodotte da questo gruppo miravano a dimostrare che, con uno sforzo collettivo, l’arte plastica di quegli anni poteva essere rinnovata e rivitalizzata. Antonio Saura sottolineava come, nonostante tutto, l’informalismo si fosse imposto come un linguaggio comune, caratterizzato da palette austera, bianco e nero, dove le forme dominavano sul colore, e il gesto gestuale diventava una dichiarazione di espressione intensa e originale. Per gli artisti di questa corrente, il legame con le radici tradizionali e il senso tragico delle forme erano elementi fondamentali, e il loro esempio avrebbe influenzato molti decenni successivi di arte spagnola, diventando un punto di riferimento imprescindibile.
Un’interessante testimonianza negli Stati Uniti
Per quanto riguarda l’esposizione negli Stati Uniti, presso il Niemeyer Center di Avilès, si presenta una mostra dal titolo “Caro Martin! (Martín Chirino negli Stati Uniti)”. Essa raccoglie sculture, disegni e materiali documentari che illustrano la relazione tra l’artista e gli Stati Uniti, iniziata nel 1960 e che portò a una serie di esposizioni collettive e mostre personali, in particolare a New York. Il progetto, curato da Alfonso de la Torre, ricorda come nel 1960 Frank O’Hara abbia coinvolto Chirino nella co-curatela della mostra “Nuova pittura e scultura spagnola” al MoMA, che contribuì ad introdurre il suo lavoro negli Stati Uniti. Fin da giovane, Chirino aveva attraversato un percorso itinerante, accompagnando il padre nei viaggi marittimi e nutrendo quella passione che lo aveva portato, dopo aver ammirato artisti come Brancusi durante i suoi soggiorni europei e parigini, a cercare una propria dimensione internazionale. Questo legame con l’America è diventato un elemento fondamentale nella sua carriera, che lo ha portato a realizzare numerose mostre e collaborazioni nel continente.
Un programma ricco di eventi per il centenario
In conclusione, le attività celebrative proseguiranno presso il Castillo de la Luz, dove il direttore della Fundación Art and Thought, Jesús M. Castaño, guiderà visite guidate alla mostra “El Paso. Avanguardia e impegno” fino al 23 luglio, e il 2 di questo mese terrà una conferenza dedicata all’importanza storica di quel collettivo. L’obiettivo è promuovere una riflessione approfondita sulla sua erezione e sul suo impatto nel panorama artistico del Novecento, stimolando nuovi slanci di conoscenza e di interesse per questa figura fondamentale dell’arte spagnola.
Martín Chirino, con la sua pratica artistica e il suo pensiero creativo, ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’arte contemporanea, contribuendo a rinnovare il linguaggio plastico e a rafforzare il legame tra tradizione e innovazione. La sua eredità continua a vivere attraverso le mostre, le iniziative culturali e le interpretazioni che il pubblico potrà scoprire nel corso di quest’anno speciale dedicato alla sua figura.
