David Bailey e il suo lavoro come festa: scopri l’esperienza unica in Italia

Ci sono ancora pochi fotografi viventi che possono essere considerati senza esitazioni come figure fondamentali nella storia della loro arte nel secolo passato: uno di questi è certamente David Bailey, il fotografo britannico di origini londinesi. La National Portrait Gallery di Londra e il PAC di Milano hanno dedicato a Bailey una retrospettiva che, ormai dieci anni fa, ha tracciato il profilo della sua carriera e del suo stile, e ora, quest’estate, la fondazione Marta Ortega Pérez di La Coruña presenta una nuova presentazione dedicata al suo lavoro.

Per il suo obiettivo, Bailey ha immortalato non solo le grandi star della musica, dell’arte e del cinema, come Meryl Streep, Jack Nicholson, Andy Warhol, Salvador Dalí, Damien Hirst, Francis Bacon, i The Beatles o i The Rolling Stones, ma anche persone comuni, sconosciute, ritrovate occasionalmente nei suoi numerosi viaggi, che sapeva trasformare in icone universali. Le sue immagini hanno catturato, come poche, l’atmosfera unica di Londra negli anni ’60, includendo ritratti di Jean Shrimpton, che fu la sua musa e compagna, e Penelope Tree. Inoltre, Bailey ha anche ritratto modelli, molto numerosi, perché è stato uno dei capi della rivista Vogue, che lo ha ingaggiato con un contratto esclusivo a partire dagli anni ’60, anche se questa non era certo la terra che gli si addiceva di più.

Innovazioni nel ritratto e nella moda: l’approccio di Bailey

Seguendo le rigide norme che avevano guidato i fotografi di ritratti e moda prima di lui, Bailey ha deciso di rompere gli schemi, portando le innovazioni della cultura di strada nell’epoca del Swinging London e dando vita a uno stile che rappresentava freschezza, libertà, naturalezza. La sua fotografia si distinse per un’apertura, una dinamicità, un’aspetto spontaneo e una forte attenzione alla bellezza senza regole precostituite. La sua costanza nel lavoro, nonostante la dislessia che lo affliggeva fin dall’infanzia e che per molti anni non fu diagnosticata, testimonia una dedizione totale: come si dice, più lavori, più fortuna avrai. La sua filosofia si fonda anche sulla magia dell’immagine analogica, contrapposta alla fotografia digitale, che eliminando il mistero rischia di privare l’arte fotografica del suo fascino ancestrale.

David Bailey. Anjelica Huston e Manolo Blahnik

Una retrospettiva sulla carriera di Bailey

L’attuale mostra, ospitata dalla Fundación MOP e aperta fino al 14 settembre, rappresenta la prima antologia in Spagna dedicata a David Bailey ed è stata curata da Tim Marlow, direttore del Design Museum di Londra, e dallo studio fotografico Camera Eye. Sono esposte quasi 150 opere, alcune inedite, per lo più lavori realizzati tra gli anni ’60 e ’70, epoca caratterizzata da energia, fermento culturale e creatività sfrenata.

Diana Vreeland, una delle sue editrici in Vogue, aveva trovato la chiave di tutto: lo studio di Irving Penn è come una cattedrale; lo studio di David Bailey, invece, è come una bevanda.

Le tappe della mostra

Il percorso espositivo si apre con una sequenza di scatti di Jean Shrimpton, una delle prime Ragazze della scena, icona di stile e di look androgino e magro. Tra le foto più rappresentative c’è La scatola di pin-up di David Bailey, un portafoglio del 1965 che raccoglie circa trenta ritratti di personalità londinesi, da Mick Jagger a Rudolf Nuréyev, passando per Shrimpton stessa, con cui Bailey fu legato anche sentimentalmente, e Catherine Deneuve, la diva francese. Tra le altre figure immortalate, ci sono anche Michael Caine, Cecil Beaton e, in un’epoca di grandi battaglie tra i gang, i membri della “Discole” di Bailey, un nome che suggerisce il suo carattere ribelle e selvaggio. La mostra lascia trasparire come Bailey abbia portato nelle sue immagini il suo spirito libero e audace, e come il suo volto abbia rappresentato un momento di rottura nella fotografia di moda e ritratto.

Vista della mostra che cambia la moda di David Bailey. Per gentile concessione della MOP Foundation
Vista della mostra che cambia la moda di David Bailey. Per gentile concessione della MOP Foundation

Oggetti, immagini e intrattenimento

Oltre ai suoi scatti, la mostra presenta alcuni degli oggetti più rappresentativi del suo studio di La Coruña, abilmente selezionati per riflettere le peculiarità del suo ambiente creativo, spesso vicino alle personalità che visitavano i suoi ritratti. Diana Vreeland, un’altra sua famosa editor di Vogue, aveva colto il senso del suo studio: Lo studio di Irving Penn è come una cattedrale; lo studio di David Bailey, invece, è come un sorso di vino.

Come nelle precedenti esposizioni della Fundación MOP dedicate a Bailey, anche questa include un cortometraggio realizzato appositamente, che reinterpreta La scatola di pin-up del fotografo, e una pubblicazione gratuita ispirata a Ritz, il giornale di celebrità, moda e gossip fondato da Bailey insieme a David Litchfield nel 1976.

L’ingresso alla mostra è gratuito e parte dei ricavi derivanti dalla vendita del merchandising sarà destinata al programma Storie future, che sostiene i giovani creativi all’inizio della loro carriera.

David Bailey. Jean Shrimpton, 1965
David Bailey. Marie Helvin
Terzo Matni

Terzo Matni

Mi chiamo Terzo, fondatore di Hai sentito che musica e appassionato di cultura in tutte le sue forme. Da sempre esploro con curiosità suoni, immagini e storie che fanno vibrare l’Italia contemporanea. Nei miei articoli racconto ciò che mi emoziona, mi sorprende e alimenta la mia voglia di condividere la scena culturale italiana.

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