Lo chiameremo artista, ma etichettare l’opera di Koen Vanmechelen risulta spesso complicato. I suoi interessi toccano temi fondamentali della società contemporanea (identità e globalizzazione, diritti umani e comunità) e i progetti che mette in campo, costantemente in sviluppo, nascono dalla collaborazione e anche dai viaggi.
Nell’ambito della Biennale Internazionale di Architettura Basca Mugak/, che celebra la sua quinta edizione tra ottobre e novembre, all’insegna del motto Castelli in aria, ovvero come costruire l’utopia oggi, questo autore belga presenta la sua prima mostra in Spagna a Chillida Leku: «Limina: Cosmopolitan Chicken Project 30».
Approfittando del fatto che in questo luogo, e nel germe del lavoro di Chillida, natura, arte, scienza e architettura si intrecciano, Vanmechelen ha incentrato la sua proposta su quel pollo omonimo, concepito come una costruzione architettonica perché, nelle sue parole, rappresenta i blocchi che compongono la vita: strutture genetiche che si combinano per generare vitalità. E l’architettura, nella sua essenza, dovrebbe contenere anche la vita.
Lo stesso animale lo assume come simbolo per riferirsi a forme di convivenza e di cibo diverse e perdute, e per celebrare ciò che è vicino: Attraverso il pollo ho operato una decostruzione di ciò che ha fatto l’umanità: creare una monocultura che impoverisce il carattere. In architettura, questa stessa riduzione porta a paesaggi sterili. Se vogliamo celebrare la bellezza dobbiamo ritornare alla diversità. Questo è ciò che simboleggia il pollo: un’architettura viva e decolonizzata (…). Il mio lavoro lascia dietro di sé anche ciò che è costruito per riconnettersi con ciò che è autentico. Il globale esiste solo grazie alla generosità del locale. Si tratta di celebrare ciò che cresce localmente e permettergli di evolversi a livello globale.
Progetto Pollo Cosmopolita Non si tratta affatto di un progetto nuovo: Vanmechelen ha iniziato a dargli forma venticinque anni fa. E in modo molto audace: incrociando razze di polli provenienti da paesi diversi per creare un pollo cosmopolita che inglobasse i geni di tutte quelle razze antenate. Il suo scopo era partire dalla biologia e sottolineare che la diversità è essenziale per garantire la continuità degli esseri viventi e dei paesaggi: Al centro della mia pratica c’è una genuina fertilità – biologica, culturale e creativa – che nasce dallo scambio. È un movimento vivo, dove costruzione e distruzione convivono: una scultura emerge quando la pietra viene scolpita; un pulcino, che rompe il suo guscio.
Stabilire a priori collegamenti tra la raffinata scultura di Chillida e i metodi di questo artista è difficile, ma se il nostro scultore spiegasse se stesso e la sua arte, come un albero radicato nella sua terra, ma con i rami aperti al mondo il belga è convinto che il globale esista solo grazie alla generosità del locale, come dimostrerebbero questi incroci. A essi si è ora aggiunto l’Euskal Oiloa, originario dei Paesi Baschi, che arricchirebbe questa gallina cosmopolita progettata.

Cosa ci aspetta a Chillida Leku? Pezzi pensati per mettere in discussione le gerarchie tra umano e non umano e per offuscare i confini tra l’addomesticato e lo selvaggio. In un tour curato da Jon Garbizu e Victoria Collar, dello studio Garbizu Collar Architecture, e da Gonzalo Peña Sancho, di Kri Arquitectura, ci troveranno interventi scultorei, forse future archeologie, che ci condurranno oltre i tradizionali spazi espositivi: verso aree esterne e selvagge dove i legami tra creazione e natura emergono in modo organico.
Alcuni pezzi si distinguono per la loro imponente dimensione: T-Rex una scultura di sei metri come segno fossile; Invece di dormire un incontro di falene intorno a una fragile luce; E Paradiso perduto un uovo incontaminato cullato in un albero di acero, suggerendone l’originalità e le potenzialità, in relazione all’ambiente in cui sono disposti.

Accanto al casale vedremo un pollaio che resta aderente alla pietra dell’edificio e che attraverseremo per accedere all’interno, attraverso una porta che prima non era stata aperta. Lascia spazio a un stretto tunnel che rappresenta una soglia, sia fisica sia simbolica, tra lo selvaggio, all’esterno, e il culturale, all’interno. Si propone anche come spazio di transizione, il momento in cui l’essere umano smette di essere osservatore e diventa l’oggetto guardato dalle galline. Vanmechelen cerca di far sentire lo spettatore non pubblico, ma piuttosto una specie.

Già nelle sale interne, l’esposizione si articola in tre atti che raccontano un’evoluzione simbolica e biologica dei legami tra specie e cultura: Origine, addomesticamento E Attraversamento.
In Origine si interrogano sull’origine del pollo e sul suo rapporto con l’uomo: un video e la scultura Conoscenza naturale —con le cosce di pollo primordiali sui libri della conoscenza— simboleggiano l’ombra ancestrale di tutti gli incroci.
Addomesticamento dal canto suo riunisce ritratti ingranditi di galline cosmopolite, una gigantesca mano di marmo che solleva un pulcino, e l’installazione Rompere la gabbia con gabbie metalliche contenenti uova e lampade per incubazione inserite nelle finestre. Si riferiscono a ciò che questo addomesticamento comporta come privilegio e punizione.
Finalmente, Attraversamento sottolinea cosa questo Progetto Pollo Cosmopolita sia: una manifestazione a favore della diversità genetica e culturale. Sculture, diagrammi e materiale genetico definiscono l’ibridazione come base delle strutture viventi nate dall’interdipendenza.


Koen Vanmechelen. “Limina: Cosmopolitan Chicken Project 30”
MUSEO CHILLIDA LEKU
Quartiere Jauregui, 66
Hernani
Dal 17 ottobre 2025
