Daniel Fernández Pascual e Alon Schwabe, noti come Cooking Sections, sono un duo che nel corso degli ultimi anni ha ricevuto una nomination al Turner Prize per il progetto CLIMAVORE, un lavoro che indaga in che modo la nostra alimentazione possa rispondere alle pressioni della crisi climatica. CLIMAVORE si articolava in un’installazione multisensoriale composta da suoni, luci e sculture dedicate all’allevamento del salmone, oltre a una performance-installazione sull’isola di Skye in cui un tavolo subacqueo per ostriche diventava una sala da pranzo comune durante la bassa marea.
Dopo aver tenuto un workshop lo scorso settembre presso la Fondazione Botín e la Valle Nansa, durante il quale hanno analizzato, insieme ad artisti, ricercatori e biologi, le tracce delle attività umane in quel paesaggio, presentano ora una prosecuzione della loro indagine al Centro Botín. Questo progetto sarà curato da Bárbara Rodríguez Muñoz, con la collaborazione del Gruppo di Ingegneria Geomatica e Oceanografica del Dipartimento di Scienze e Tecniche dell’Acqua e dell’Ambiente dell’Università della Cantabria, ma non saranno gli unici soggetti coinvolti: il pubblico sarà invitato a lasciarsi guidare dai processi creativi del gruppo, adottando metodologie sviluppate anche in collaborazione con l’Università di Yale.
La proposta si chiama “The Lost Waves” e incarna la consolidata esigenza di Cooking Sections di mettere in luce il degrado degli ecosistemi e della nostra salute causati da pratiche umane, offrendo al contempo spunti di rigenerazione: modelli rigenerativi di agricoltura e di cultura che vedono la partecipazione di professionisti di diverse discipline, come scienziati, chef, biologi e agricoltori.

Nel Centro Botín è attesa una seconda installazione, questa volta di taglio performativo e musicale, dedicata al pensiero delle onde che hanno cessato di generarsi in mare per effetto dell’attività industriale e della crescita delle città. Dragaggi in alto mare, allungamenti dei porti, estrazioni di sabbia… hanno mutato le coste, alterato i fondali e contribuito, su scala globale, alla riduzione di queste onde, che si formano tipicamente in mare aperto ma prendono forma proprio lungo le coste. La sparizione delle onde non sarebbe indifferente: comporterebbe una trasformazione dei paesaggi e della storia culturale legata agli oceani. Come sottolinea il gruppo, Ogni onda scomparsa lascia un segno: una cicatrice sul fondale, una storia di perdita.
In collaborazione con il già citato Gruppo di Ingegneria Geomatica e Oceanografica, la Sezione Cucina ha identificato e interpretato undici onde specifiche e cancellate, denominate in base alla loro geografia e tentate di essere raccontate biograficamente, tra cui La Barra (Golfe di Biscaglia); Kirra (Kurrungul, Mare dei Coralli); Ala Moana (Hawaii); Pallone (Guerrero, Pacifico nord-orientale); Mantello Bianco (Piura, Sud-Est del Pacifico); Agadir (Souss Massa Drâ, Atlantico nord-orientale); nonché Coda di pesce (Azzorre).


Questa mostra, che prosegue il percorso di Shimabuku e Nuno da Luz per quanto riguarda il coinvolgimento del pubblico e dei professionisti locali, rende omaggio alle energie indebolite dall’imposizione di canali, frangiflutti o seconde case, e funge da promemoria delle migrazioni delle specie e delle modalità di sussistenza messe a rischio dalla scomparsa di tali habitat.
Questo omaggio implica un intento di ridefinire la nozione di monumento, spostando l’attenzione dall’abbondanza tutelata della natura verso una sua forma vulnerabile, e viene accompagnato da una componente sonora: il musicista e artista Duval Timothy ha trasformato le forme e i ritmi di quelle onde perdute in composizioni musicali; le loro partiture danno vita a movimenti interpretati da performer che, su una coreografia elaborata dagli stessi artisti, prendono forma sul secondo piano del Botín.
In questo modo, il pubblico è invitato a osservare e ascoltare lo scorrere e l’esito di queste onde, nonché a riflettere su quelle che è ancora possibile proteggere: si può proporre idee su come rigenerare e ripristinare i nostri ambienti naturali in uno spazio deputato all’esposizione, impiegando la metodologia specifica sviluppata dal Centro Botín in collaborazione con Yale. Le proposte verranno indirizzate alle Sezioni Cucina.


Sezioni di cucina. “Le onde perdute”
CENTRO BOTTINO
Piazza Emilio Botín, s/n
Giardini Pereda
Santander
Dal 18 ottobre 2025 al 1 marzo 2026
