Esseri ibridi e metamorfici dalle identità molteplici popolano l’opera, varia nelle tecniche e aperta all’audiovisivo, di Marina Núñez. L’artista ricrea soggettività impure e instabili per affermare che la nozione di alterità non nasce per battezzare ciò che è esterno ed estraneo all’individuo, ma piuttosto le sue dimensioni nascoste. Infatti, tra le figure di Núñez e l’ambiente che le circonda (paesaggi ed ecosistemi, anche tecnologici) le barriere si diluiscono, si stabiliscono legami di somiglianza e continuità. La pelle che sembra delimitare i loro corpi non soddisfa questo scopo, ma appare piuttosto porosa e fluida, favorendo la simbiosi.
Dopo aver lavorato nelle collezioni o negli spazi del Museo Thyssen-Bornemisza, del Lázaro Galdiano o della Cattedrale di Burgos, Núñez si unisce al programma con cui il Museo Nazionale di Antropologia commemora il suo 150° anniversario.
Sotto la curatela di Isabel Durán, e in collaborazione con La Térmica Cultural de Ponferrada, propone il progetto “Così tanti mondi in questo”, a metà tra poesia visiva e riflessione critica sul futuro degli ecosistemi più modificati dalle mani dell’uomo.
Dà il titolo a questa mostra, che costituisce anche un’anticipazione dell’offerta culturale della Biennale del Clima, che si svolgerà ad Avilés (Asturie) nel 2026, una composizione di trecento piastrelle di sessanta centimetri di lato, stampate con tecnologie recenti, che occupano il pozzo di luce di questo museo. Questi pezzi generano una mappa della Terra, a volte scolpita e a volte ferita, e comunque pulsante e diversa.
Nonostante la sua unità, si tratta di un’opera complessa, che non potrebbe essere spiegata senza la presenza delle sue decine di elementi minori, ma dotati di un significato proprio, né senza la combinazione di procedimenti plastici quasi artigianali e strumenti di generazione di immagini strettamente contemporanei (software di simulazione 3D e intelligenza artificiale). Per parafrasare il suo nome, racchiude molti mondi in uno.
L’ampio pavimento si completa al Museo Nazionale di Antropologia con un pezzo sonoro, preparato appositamente per la mostra da Luis de la Torre, e con un racconto del curatore. Intorno ad esso si sviluppano inoltre altre recenti creazioni di Núñez: i video Immersione, Miraggio, Dissolvenza E Origine, destinazione; pezzi di cristallo tagliati al laser come Cosmo; stampe digitali come Sogna o lasciati sognare; o opere in ceramica Terra E Viaggio al centro della Terrache rispondono anche ai tentativi dei Palencia di impiantare immagini sulla stessa terra con cui furono realizzate le loro piastrelle.

Marina Nunez. “Così tanti mondi in questo.”
MUSEO NAZIONALE DI ANTROPOLOGIA
C/Alfonso XII, 68
Madrid
Dall’11 ottobre 2025 al 25 gennaio 2026
